Siamo felici di mostrarvi i lavori dei vincitori del concorso “Inclusivamente”:

IL FILO GIALLO

a cura degli alunni Di Marco Davide, Cucchiarelli Natalina, Faenza Valeska, Manni Simona della classe 4B FS scuola I.I.S. “G. Galilei” – Avezzano (AQ) e con il supporto dalle prof.sse Di Salvatore Federica e D’Angelo Antonella.

UNA VISITA INASPETTATA

a cura degli alunni Belviso Chiara e Felli Aurora della II F SSIG Tommaso di Celano – Celano (AQ) e con il supporto dalla prof.ssa Nunzia Notarantonio


La porta si apre, si chiude, si riapre, qualche rumore insolito. I nostri sguardi curiosi attendono. <<Buongiorno ragazzi!>>
<<Buongiornooo!!!>>

La classe resta con lo sguardo sospeso. <<Sarà il nuovo insegnante di musica?>> Sussurra Giovanni a Laura.
<<Penso di sì, porta un violino con sé!>>.
Dopo qualche secondo di silenzio, sentiamo la voce del probabile insegnante che è appena entrato, in modo del tutto inusuale, nella nostra classe. <<Diversamente abile! >> Sentiamo dire ad alta voce. Ancora sospensione nella classe.

L’uomo seduto sulla carrozzina riprende: <<Diversamente abile>>, definizione introdotta dalla pedagogia speciale, indica che ognuno di noi ha qualche abilità. Siete d’accordo?>>
Alcuni ragazzi annuiscono, altri stanno forse riflettendo.
Ci guarda, forse sta aspettando una nostra risposta che tarda ad arrivare.
<<Mi piacerebbe avere una vostra opinione sul tema>>.
Finalmente, a toglierci dall’imbarazzo, arriva Luca che alza la mano:
<<La diversità è patrimonio comune, diritto individuale e integrazione delle persone con deficit. La diversità è ricchezza e amore>>. Scusi, può presentarsi, per favore?>>
<<Sono il vostro nuovo insegnante di musica. Come vedete non posso camminare con lemie gambe, incompensoposso usare le mie mani e so muovermi benissimo con la carrozzina… la mia Ferrari!>>
I ragazzi sorridono. Finalmente il clima in classe si distende, e qualcuno pensa già che è proprio simpatico questo nuovo prof.
<<Sapete, anch’io ho frequentato questo Istituto, e questa, fatalità, era proprio la mia classe. Mio padre mi accompagnava ogni mattina fino in fondo alla finestra, quello era il mio banco>>.
Tutti ci voltiamo a guardare Guido che, incredulo, sorride e chiede al prof. se vuole tornare al suo posto.
<< Non fu facile né per me né per i miei compagni fare gruppo. Restavo spesso in disparte, finché, un giorno, un mio compagno mi invitò a trascorrere un pomeriggio al parco insieme alla classe. Inizialmente mi divertii tantissimo, tutti sembravano essersi finalmente accorti di me: ero uno di loro, ma, a un tratto, arrivò un ragazzo con una palla e si misero a giocare. Rimasi nuovamente solo. Più tardi tornai a casa deluso e arrabbiato con la mia vita.
Passarono i mesi, arrivò la festa di fine anno scolastico. Non avevo voglia di andarci, ma i miei genitori insistettero così tanto che dovetti cedere. Durante la festa, a un certo punto, i
miei compagni si misero a ballare e io non sapevo con chi parlare, né cosa fare, fino a quando notai, adagiato nel piccolo angolo musicale, un violino che nessuno si apprestava a suonare. Conoscevo bene quello strumento a cui mi aveva avvicinato il nonno, trasmettendomi la sua passione. Mi avvicinai, presi coraggio e iniziai a suonare. Lo feci proprio nel momento di pausa della band che animava la serata. Tutti i miei compagni ascoltarono meravigliati. A un tratto Giovanni prese la chitarra e Lucia si diresse alla batteria. Gli altri, coinvolti dall’armonia del nostro terzetto, si misero a cantare.
Avevamo trovato la strada che ci univa. Da allora nacque la nostra band: suonavamo alle feste, ai compleanni, e con l’aiuto dei professori formammo l’orchestra della scuola.
Ora sono di nuovo qui, ma ricordo come fosse ieri i momenti felici trascorsi in questa aula>>.
Molti ragazzi hanno gli occhi lucidi. A un tratto vediamo Luca alzare nuovamente la mano, per esprimere quello che noi tutti vorremmo chiedere:
<<Ci fa ascoltare un brano, prof?>>
E lui prende il violino.